Pechino " I nostri vaccini sembrano poco efficaci". A breve nuove ricerche o mix con altri vaccini non cinesi

di redazione 11/04/2021 SCIENZA E TECNOLOGIA
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I vaccini della Cina sono relativamente poco efficaci e Pechino valuta l'ipotesi di un mix con vaccini a mRNA, realizzati con la tecnologia che caratterizza i farmaci di Pfizer o Moderna.

Lo ha detto Gao Fu, numero 1 del Centro nazionale di prevenzione e controllo delle malattie, come riferisce il South China Morning Post. In una conferenza a Chengdu, Gao Fu ha ammesso che il paese sta esaminando due opzioni "per risolvere il problema" legato "all'efficacia non elevata dei suoi attuali vaccini".

Un'ipotesi prevede una modifica dell'intervallo di somministrazione tra la prima e la seconda dose o l'aumento del numero di dosi. L'altro piano che viene preso in considerazione prevede invece l'utilizzo di vaccini realizzati con tecnologie differenti. Formalmente, la Cina non raccomanda al momento l'impiego di diversi vaccini per l'immunizzazione di un soggetto.

"I livelli di anticorpi generati dai nostri vaccini sono inferiori a quelli dei vaccini a mRNA e anche i dati relativi all'efficacia sono più bassi. La conclusione naturale è che i nostri vaccini basati su virus inattivati o che usano un vettore virale adenovirus siano meno efficaci dei vaccini a mRNA", ha detto Tao Lina, scienziato di Shanghai. Secondo l'esperto, alle due dosi di vaccino cinese potrebbe essere aggiunta una terza dose di un farmaco diverso.

"In ogni caso, la vaccinazione dovrebbe essere portata avanti a tutta velocità. Non dovremmo aspettare che arrivi un vaccino perfetto", ha aggiunto. La Cina potrebbe sviluppare un vaccino mRNA entro l'anno. I vaccini Pfizer e Moderna raggiungono un'efficacia attorno al 95%, risultati fuori dalla portata dei vaccini cinesi, almeno secondo i dati disponibili: si passa dal 50,4% relativo ad uno studio in Brasile all'83'5% di trials eseguiti in Turchia.

La vicenda è riportata anche dai media cinesi, anche se con un taglio diverso. Le parole di Gao Fu non rappresenterebbero una sorta di j’accuse ai vaccini cinesi. Conterrebbero, al contrario, una serie di suggerimenti per migliorare l’efficacia dei prodotti in relazione con la comparsa di nuove varianti del Sars-CoV-2, teoricamente più contagiose e mortali rispetto alla forma tradizionale del virus. Dal momento che la trasmissibilità e la patogenicità dell’agente patogeno si sono rafforzate, il CDC cinese starebbe ragionando su come migliorare il proprio piano vaccinale.

Il Global Times ha evidenziato come Gao abbia chiesto di ottimizzare le procedure di revisione del vaccino così da facilitare l’implementazione del programma di vaccinazione nazionale e raggiungere l’immunità di gregge il prima possibile. Proprio come sta accadendo in Europa, tra gli esperti cinesi è in corso un dibattito che tocca varie tematiche, a cominciare da un eventuale adeguamento degli intervalli di vaccinazione, dal dosaggio di ogni iniezione e il numero di dosi che ogni persona dovrebbe prendere. Per quanto riguarda l’intervallo temporale compreso tra la prima e la seconda dose, lo scorso 28 marzo il CDC cinese parlava di 3-8 settimane. Un intervallo più lungo dei 14 giorni previsti in un primo momento, in una fase ancora emergenziale. A detta di vari scienziati, allungare l’inervallo potrebbe produrre un’efficacia migliore.

Mentre, a detta dei media cinesi, Gao Fu avrebbe semplicemente enunciato metodi per migliorare il processo di vaccinazione, vari media occidentali hanno acceso i riflettori sulla presunta accusa contro la bassa efficacia dei vaccini cinesi. Il dibattito è in corso, e potrebbe presto arricchirsi di nuovi elementi di scontro di natura geopolitica. Ricordiamo, in ogni caso, che Pechino non ha ancora approvato vaccini stranieri.

Il signor Gao, inoltre, non ha fornito dettagli in merito a un ipotetico cambio di strategia del suo governo, anche se ha menzionato l’mRNA, la tecnologia usata dalle case farmaceutiche europee e americane. “Tutti dovrebbero considerare i benefici che i vaccini a mRNA possono portare all’umanità. Dobbiamo seguirlo con attenzione e non ignorarlo solo perché abbiamo già diversi tipi di vaccini”, avrebbe detto Gao, il quale, in passato, aveva sollevato dubbi sulla sicurezza dei vaccini a mRNA.

Certo è che, qualsiasi nuova strategia adottata da Pechino, avrà ripercussioni sugli oltre 20 Paesi che hanno ricevuto i vaccini cinesi. Soltanto a marzo, la Cina aveva fornito 40 milioni di dosi all’estero. Il Cile e l’Ungheria, ad esempio, sono due Paesi che hanno basato gran parte della propria campagna vaccinale sui vaccini cinesi. Nonostante un elevato numero di dosi disponibili, e un buon numero di vaccinati, entrambi si sono ritrovati a fare i conti con una recrudescenza del virus. I più maligni ipotizzano, senza avere prove concrete, che le nuove ondate possano essere state causate dalla bassa efficacia dei vaccini cinesi. O, quanto meno, da un loro utilizzo non corretto in termini di tempistiche e dosi.


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